Franco Pelfini è nato a Miazzina (Lago Maggiore - Verbania) il 23 gennaio 1926 e si è spento a Verbania il 27 maggio 2021.
Di Indole inquieta, introversa, spesso bizzarra e originale, nella sua lunga vita la costante è stata l'arte. La pittura come forma di espressione personale più che come professione, un modo di guardare il mondo e di raccontarlo nei tanti quadri che in decenni di attività ha realizzato.
Interprete di quel genere che viene definito dai critici d'arte “Impressionismo moderno”, ha attraversato l'Italia con le sue tele ottenendo numerosi unanimi riconoscimenti.
Dopo il diploma , a metà degli anni ‘50 si è trasferito in Valle d'Aosta, dove è stato docente di disegno tecnico all'I.S.P. Regionale di Aosta.
Nella Vallée ha coltivato la passione per l'arte accanto al pittore Joseph Italo Mus, artista molto quotato nel Novecento di cui è stato allievo, partecipando, in quel periodo, a numerose mostre collettive e a svariati concorsi a Fénis, Saint Vincent, Cuneo, Imperia, Castellamare di Stabia, Iglesias e nel Ferrarese.
La Valle d'Aosta è stata ispiratrice e linfa per lui che ha vissuto pienamente la Natura aspra di quelle valli; ne ha assorbito i colori, i suoni, gli odori, il cambiamento delle stagioni immergendosi totalmente in essi.
Le figure che emergono dai suoi interni raccontano di poche e povere cose, di lavori umili e faticosi, di una vita fatta di sacrifici ma carica di valori importanti.
Innamorato della neve, ha litigato col suo animo per tendere a rappresentarla al meglio attraverso colpi di spatola dorati, luminosi nei tantissimi dipinti che ha voluto dedicarle.
Ha dipinto sempre dal vivo, sfidando, a volte, condizioni climatiche avverse proprio per trasmettere il fascino e la magia di cogliere il momento, l’attimo speciale in cui si fondono la realtà e lo stato d’animo del pittore e questo connubio così com’è è unico e per questo irripetibile.
Nel 1975 il definitivo ritorno sul Lago Maggiore, a Verbania, proseguendo a tempo pieno la sua produzione artistica.
Per Pelfini la Musica, arte sublime e straordinaria da cui era affascinato, è stata rappresentata spesso vicino a fiori eterei, quasi una carezza a quei petali di colore. Nelle vedute del suo Lago, l'acqua, altro elemento da lui prediletto, lambisce porticcioli colorati, case ridenti e dolci; così pure gli angoli rustici dei borghi rimasti intatti nel tempo per preservare e lasciare in eredità atmosfere uniche di un'epoca passata. Diversamente invece, i paesaggi marini delle vacanze estive emanano il profumo di salsedine che accende e lascia un gusto più denso di colore.
Colpi di spatola su tavole e tele senza sosta per 90 anni, o poco meno, con il disperato bisogno di esprimersi, di comunicare ed esternare quell'interiorità misteriosa di cui ogni essere umano è dotato.
Pelfini ha cercato così, nell'arco di tutta la sua esistenza, intingendo la spatola nel colore ad olio, di rendere un costante inno alla Vita, a volte violento, a volte dolce e poetico, a volte ruvido ed essenziale, di difficile lettura, di entusiasmo. Emerge sempre in tutte le sue opere una tensione continua, quasi mai soddisfatta, della ricerca della luce con le sue mille sfaccettature, per lui credente, come una scintilla divina che dà forma al colore.
Vincitore di importanti concorsi estemporanei a Milano, 1° Premio Coppa Comune di Milano nel 1973, nel 1974 1° Premio Estemporanea Navigli e nel 1975 2° Premio Comune di Milano.
Ha allestito successivamente mostre personali a Milano, Stresa, Belgirate, Oggebbio, Sirmione, Lazise, Verbania, Miazzina.
Nella sua città si è spesso aggiudicato concorsi pittorici, tra cui diverse edizioni di quello che i “Pacian da Intra” un tempo organizzavano in occasione della festa patronale di San Vittore. Con l'incedere degli anni la passione non è venuta meno ma la produzione e le esposizioni sono diminuite.
Hanno parlato e scritto di lui i critici: Carluccio Marziano Bernardi, Elena Larsimont Pergameni, Poppi Perani, Cristoforo De Amicis e numerosi altri.
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