La sua arte 

 

“Colpi di spatola su tavole e tele con il disperato bisogno di comunicare quell'interiorità misteriosa di cui ogni essere umano è dotato. Pelfini ha cercato così, intingendo la spatola nel colore ad olio, di rendere un costante inno alla Vita, a volte violento, a volte dolce e poetico, a volte ruvido ed essenziale, di difficile lettura, di entusiasmo. Emerge in tutte le sue opere una tensione continua della ricerca della luce, con le sue mille sfaccettature, per lui credente, come una scintilla divina che dà forma al colore.”

- C.M. Bernardi

 

“.. La spatola gli permette un’espressione più rapida ed immediata, senza indugiare in rifiniture da cui rifugge il suo spirito impaziente ed inquieto. Fissa un’emozione: ecco perché i suoi quadri spesso sembrano abbozzi e perderebbero in efficacia se fossero più curati nei particolari.

Ciò che lo affascina è soprattutto la Natura. L’uomo e le sue costruzioni lo interessano solo se si fondono e si armonizzano con essa e la animano. I volumi sono equilibrati e le prospettive ben sviluppate, i colori pastosi e vividi.

Lo attirano le abitazioni tipiche, i miseri interni, la gente provata dal duro lavoro: in generale tutto il mondo degli umili, forse perché sono i più genuini e sempre veri, come la natura.

In essi non c’è ribellione o denuncia sociale, ma accettazione di uno stato che li riscatta da ogni convenzione dimostrando così una grande dignità.

Tra i soggetti più caratteristici troviamo i paesaggi di neve, una neve spesso illuminata dalla luce dorata del sole che fa dileguare ogni senso di scialbore. Così come l’interno cupo dei tuguri ha il suo raggio che entra da una piccola finestra a dare contorno e calore alle figure.

- E. Larsimont Pergameni